«Un’alleanza larga anche dopo il voto. I partiti si ispirino al modello Draghi»- Corriere.it

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di Maria Teresa Meli

Il governatore centrista: se resta questa legge elettorale poi in Parlamento le coalizioni si divideranno

Giovanni Toti, lei lunedì è stato a Palazzo Chigi da Mario Draghi e uscendo ha fatto capire che una mediazione sul ddl Concorrenza era possibile…

«Era un auspicio di molti. La questione dei balneari è importante ma non ci possiamo permettere uno scontro all’arma bianca su quel tema, specie dopo che il Parlamento italiano è intervenuto per due volte e per due volte non è riuscito ad essere minimamente risolutivo e ha scaricato su sindaci e Regioni una serie di problemi tutt’ora aperti. Diamo tutte le garanzie che possiamo alle imprese familiari però poi arriviamo a una soluzione».

È immaginabile che, chiusa questa questione, si aprano altri problemi e le fibrillazioni continuino?

«Ahimè sì, è immaginabile. La politica ha messo Draghi a fare l’amministratore giudiziario del sistema, perché grazie all’intuizione di Sergio Mattarella e all’autorevolezza del personaggio nessuno ha potuto dire di no. Ma poi la politica in questi mesi non si è adoprata con costruttività per realizzare i presupposti della fine di questa legislatura e dell’inizio della prossima. Le coalizioni sono lacerate al loro interno, i partiti entrano in un anno elettorale in cui la visibilità diventa fondamentale per la loro sopravvivenza e la riduzione dei parlamentari non ha aiutato…».

Ma che avrebbe potuto fare la politica con il Covid prima e la guerra poi?

«L’emergenza Covid è stata affrontata mediamente bene dal governo Conte, a cui non voglio neppure dare la croce addosso più di tanto, e poi ottimamente dal governo Draghi e dal sistema delle Regioni che in qualche modo è uscito rafforzato dalla pandemia. Il Parlamento e i partiti sono rimasti sullo sfondo, un po’ come se fossero dei commentatori, talvolta stonati, talvolta coerenti con il momento, ma non mi viene in mente un contributo parlamentare o politico degno di nota in tutta la pandemia. Oggi c’è il Pnrr e anche in questo caso i partiti sono marginali».

Toti, ce l’ha con la politica?

«Sono preoccupato perché vedo i partiti totalmente indifferenti al tema della governabilità e quindi della legge elettorale. Capisco che l’argomento non appassioni il grande pubblico ma chi fa politica dovrebbe porsi qualche domanda».

Lei dice così perché tifa per il proporzionale.

«Io sono laico: si può andare al bipartitismo con le primarie all’americana o si può andare al proporzionale. Ragioniamone, ma il fatto che questa legge elettorale non abbia funzionato è sotto gli occhi di tutti».

Il bipartitismo in Italia sembra complicato.

«Sembra molto complicato anche a me. Però è difficile fare finta che le due coalizioni così come sono oggi rappresentino la situazione del Paese. Basta vedere quello che sta succedendo a Roma su un banalissimo inceneritore o vedere che nel centrodestra non c’è una posizione comune sulla maggior parte degli argomenti strategici».

Quindi meglio abbandonare il Rosatellum e andare sul proporzionale.

«Se resta questa legge elettorale succederà una cosa molto semplice. Che dopo le elezioni le coalizioni in Parlamento, come è accaduto in questa legislatura, si sparpaglieranno e cercheranno equilibri diversi».

Il proporzionale non assicura la governabilità.

«Io penso che le basi della governabilità andrebbero poste da oggi. È ovvio che in democrazia nessuno può dire “governi di nuovo Draghi”, non si può andare alle elezioni con un premier già prenominato, ma una base comune per il Paese io credo che i partiti dovrebbero trovarla già ora. Veniamo da due anni di pandemia, c’è la guerra con tutto quello che comporta, bisognerebbe abbassare i toni della campagna elettorale, trovare degli elementi comuni di sistema e magari costruire i presupposti di un’alleanza larga anche nella prossima legislatura, perché dobbiamo ultimare ancora il Pnrr e non sappiamo quanto continuerà la guerra. Ci vorrebbe un atto di responsabilità, uno spirito draghiano… Se non Draghi, che almeno il suo spirito sia pervasivo. I partiti dovrebbero rimboccarsi le maniche e riassumere una cultura di governo nel loro dna».

Difficile però che tutti accolgano lo spirito draghiano…

«Una conversione sulla via di Damasco è sempre possibile».

24 maggio 2022 (modifica il 24 maggio 2022 | 22:01)



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Maria Teresa Meli , 2022-05-24 20:02:18 ,

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